martedì 20 ottobre 2015

[Pensieri fra le pagine: Le confessioni di Nat Turner] La cosa più futile che si possa fare è mettersi ad almanaccare sulle alternative, affaticarsi su come sarebbe stata la nostra vita se le circostanze non l'avessero avviata per una certa direzione piuttosto che per un'altra. Ciononostante, è una debolezza alla quale, quando la malasorte ci colpisce, quasi tutti soggiaciamo.

Buon pomeriggio lettori! Quest'oggi introduco un nuovo argomento qui sul blog, ovvero i libri. Ho spesso parlato di letture, di voglia di riprendere a leggere come un tempo e di tanto altro e sono felice oggi di poter ritornare a fare due cose che ormai da tempo non sto facendo, ovvero commentare e parlare di libri. Sarà un trampolino di lancio non da poco, un po' perché è la prima volta in più di tre anni ed anche perché ultimamente, come sapete, non ho voglia di guardare quasi niente ma soprattutto non sento la necessità di parlare del restante poco che invece passa sotto le mie avide manine di doramista.
Il libro di cui vi parlo quest'oggi, il capostipite di molti oserei sperare, è Le confessioni di Nat Turner, un libro bello, pregno, emozionante ed anche complesso volendo. Se siete tipi da letture alla Fabio Volo, lasciate perdere questo tomo. 

INFO
 

Titolo: Le confessioni di Nat Turner
Autore: William Styron
Genere: Storico, drammatico
Pagine: 425
Formato: Brossura
Editore: Mondadori
Anno: 2014






VOTO PERSONALE:


COMMENTONE PREGNO SUL LIBRO:

Un pomeriggio qualsiasi di ottobre, anno 2015. 
Non riesco bene ancora a raggruppare tutti i pensieri, le emozioni e più in generale il bagaglio che mi porto appresso da che ho iniziato una lettura che è ormai giunta al termine. Per poter avere un'idea ben chiara di tutto, così come succede nel romanzo stesso, bisogna incominciare dalla fine, una volta che tutto è stato compiuto, per andare a ritroso negli eventi che si sono susseguiti nella mia lettura in questo mese. 
Mentirei se dicessi che non mi ha fatto alcun effetto leggere la storia di Nat Turner; scrivo sempre con il cuore quindi questi potrebbero risultare solo un ammasso di pensieri sparsi ma ci voglio comunque provare a far loro assumere una forma vagamente comprensibile a chiunque si soffermi a leggerli. Ho pianto alla fine, a volte singhiozzando, e tutto è stato spontaneo ed inaspettato al tempo stesso. Perfino queste parole sono permeate da calde lacrime sul punto di sgorgare copiose ma con un attimo di pazienza capiremo anche il perché. Questo è stato un mese che mi ha provato nella sfera emotiva, privata, personale, sotto molti aspetti, quindi questo per me non sarà mai un libro qualsiasi, sarà un monumento alla memoria di questo periodo, nel bene e nel male. Ha anche segnato una svolta nella carriera di lettrice quindi insomma, cerchiamo anche di vedere qualcosa di positivo in tutto ciò e non solo le bruttezze. 

Ironicamente è stato il destino - quanto non mi sento Shinobu di Junjou Romantica con questa affermazione? - a fare in modo che io tornassi a casa proprio con questo libro e non con un altro che, detto in confidenza, all'epoca mi ispirava un pizzico di più rispetto a quest'altro. Siccome però la mia capacità decisionale, soprattutto nei passatempi, è pari a quella di una tavola di legno, ho chiesto a Splendore (mia madre) quale fosse il più intrigante a suo avviso e, per una che odia qualsiasi cosa che abbia anche solo il vago odore di storia, mi ha indicato proprio Le confessioni di Nat Turner. 
Invero aveva colpito anche me leggere sul retro che questo romanzo non era campato per aria ma basato su fatti realmente accaduti, quindi forse fu questo a far pendere la bilancia in suo favore. Inizialmente però ho fatto fatica ad immergermi come si deve nella lettura, la trovavo abbastanza pesante, al punto che pensai di aver commesso un errore a leggere un libro come questo così, dopo mesi che non leggevo niente, soprattutto ripensando al fatto che l'ultimo libro che avevo portato a termine era tutt'altro che profondo e che non richiedeva un'attenzione simile. Solo con il senno di poi capii che erano tutte baggianate, mere scuse, infatti con il tempo sono riuscita ad allineare il mio ritmo a quello della storia e per un po' è andata bene, quando i tempi erano ancora miti e avevo davvero poco a cui pensare. Ero incuriosita dalle vicende di Nat Turner, di uno schiavo nero che dentro di sé non crede proprio d'esser tale, abituato com'è ad essere circondato dai bianchi, ad essere quasi come loro, sposandone cultura, religione e addirittura vedute e corrente di pensiero; sembra ironico vedere uno schiavo che guarda dall'alto in basso tutti gli altri schiavi, colui che vuole essere il simbolo vivente a dimostrazione del fatto che non sempre schiavo nero = bestia ignorante e rozza, al punto da essere chiamato da tutti 'reverendo' per la sua ben radicata spiritualità, senza dimenticare la vasta cultura. Ed è su questi presupposti che si basano le sue opinioni sugli altri neri, che confondono con troppa facilità servilismo ed educazione, e che quindi fondamentalmente si meritano anche di essere trattati alla stregua degli animali, unità affittabili tra le varie piantagioni per un lasso di tempo in cambio di denaro, magari perché alla piantagione vicina servono delle braccia per la legna ed all'altra invece servono due buoi. 
E sempre Nat Turner, in seguito alla perdita della sua più grande aspirazione, miseramente andata in frantumi come un vaso che cade in terra, così religioso e retto, colui che ha un profondo legame con Dio, capisce che proprio quest'ultimo lo vuole incaricare di un grande progetto, ambizioso e pieno di rischi ma che manderà un forte messaggio: guidare una rivolta ed uccidere tutti i bianchi della Virginia.
La rivolta è andata come è andata e fin dal primo rigo si capisce già il finale che sarà proposto nell'ultima pagina, quella conclusiva, ma in quel momento non ha importanza, al lettore penso non freghi niente di sapere che uno schiavo ribellato finirà sulla forca, dopotutto è solo uno che sarebbe dovuto stare buono e via. Quando però si inizia a vedere il mondo con i suoi occhi, ad avere una percezione delle persone che lo circondano profondamente filtrata dalle sue emozioni, quasi si stesse indossando un paio di occhiali capaci di alterare la realtà, si percepisce la sua voglia di riscatto e credo che sia altresì impossibile non sentirsi parte integrante della storia, ardenti come si è del profondo desiderio che la rivolta e la missione del reverendo, oltre a tramutarsi in realtà, diventino una vera e propria realtà, un pezzo indelebile della storia umana. 
Ed è proprio in un clima di sentimenti e diverse realtà amalgamate eppure così improbabili l'una accanto all'altra, che si dipana la storia di una rivolta dal suo concepimento alla sua caduta, senza tralasciare uno sguardo anche alla vita privata di colui che ha portato dentro di sé questo pensiero, da giovane schiavo nero che voleva a tutti costi esser nato con il colore della pelle diverso a uomo forte delle sue convinzioni e disposto a tutto pur di tergere il terreno di quel sangue che in gioventù aspirava così tanto, quasi a pensare che la siccità della Virginia descritta per buona parte del racconto potesse placarsi solo con un'ondata di sangue caldo e vivo. 

Una delle parti del romanzo che più ho apprezzato è stata quella in cui viene descritto come Nat affronti la rivolta quando ormai non si può più tornare indietro, quando ormai non è più solo un'idea ma una vera e propria realtà, avendo sotto il suo comando delle truppe, che per quanto esigue potessero essere, erano comunque un piccolo esercito di persone che non avevano nulla da perdere ma tutto da conquistare. Io adoro gli aspetti psicologici nei personaggi delle storie in cui mi immergo quindi è stato davvero interessante vedere come Nat vacilli davanti all'inevitabile, soprattutto avendo nel suo piccolo esercito combattenti dello stampo di Will, forte nella sua pazzia e dal temperamento tutt'altro che condiscendente. 

Altra caratteristica che ho apprezzato moltissimo sono state le conversazioni che hanno portato alla confessione del protagonista con il signor Gray, davvero interessanti. Anche se non ricordo ogni parola ed ogni situazione mi porto dentro questa sensazione, anche se non ho dimenticato di annotare come mio solito sul telefono le frasi che più mi hanno colpito in 400 pagine che ho letto, ed una di queste è proprio spuntata in una delle conversazioni sopracitate:

«Il cristianesimo! Saccheggi, stragi, rapine! Morte e distruzione! E miseria e sofferenza per innumerevoli generazioni. Ecco che cosa ha fatto il tuo cristianesimo, reverendo. Ecco quali sono stati i frutti della tua missione, ed ecco qual è stato il gioioso messaggio della tua fede. Millenovecento anni di insegnamento cristiano più un predicatore negro è tutto quello che ci vuole, è tutto quello che ci vuole per provare che Dio non è altro che una maledetta bugia!»

Sicuramente non è una lettura da ombrellone o alquanto disimpegnata, anzi. Ritengo però che sia uno di quei libri che andrebbero letti almeno una volta nella vita ma non perché ci sia da vantarsi di averlo letto, quanto più per bagaglio personale, per vedere quanto spesso un'idea non sia sempre realizzabile o possibile da gestire e portare a compimento ma soprattutto per vedere una realtà storica e solo alcune delle tante sfaccettature della realtà umana che, volenti o nolenti, ci completa e ci fa essere ciò che siamo.

2 commenti:

  1. Che bel commento Fiorellino! Come sempre sei bravissima a far capire le tue emozioni e il valore (o meno) di qualcosa, mi hai davvero incuriosita. Appena avrò un pò di tempo rilassato, penso proprio che leggerò il libro, grazie! *manda coccole* ^___^

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    1. Grazie mille, sei sempre in prima linea a darmi supporto ed affetto!! Non è un libro leggero o facile, se non altro perché quando gli altri schiavi parlano l'italiano è pesantemente storpiato - non nego di aver dovuto rileggere e soffermarmi un minuto più di una volta su alcune uscite di questi ultimi - ma secondo me vale davvero la pena. Come ho anche detto credo sia impossibile non ritrovarsi a parteggiare per la missione del reverendo, ricordo anche che mi sono proprio messa a urlare 'Ma dai, cazzo, no!!!' quando qualcosa non andava come programmato. Insomma, a me ha preso tantissimo e spero che questo commento possa essere uno sprone per tutti i lettori a dargli un'occasione.
      Quando lo leggerai ovviamente vorrò sapere il tuo parere!! :)

      Un abbraccio!

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